domenica 12 febbraio 2006

Frammenti contemporanei - LIBRI

Il libro di don. Antonio Bellina "La fabriche dai predis" mi ricorda il clima che c'era a San Vito e alle magistrali delle suore a Gemona.

A San Vito la pratica più insensata e odiosa era quella di cambiarci le educatrici molto spesso, così non ti conosceva nessuno. Un'altra pratica assurda era quella del sequestro dei vestiti buoni agli interni fino alle successive vacanze, perchè troppo lussuosi. Per non parlare del cibo, inadeguato e monotono: un pasto tipo consisteva in pasta al sugo insipido, carne lessa di tacchino con patate lesse e un frullato di frutta male abbinata; il venerdì c'era sgombro sotto olio. Esisteva anche la dieta in bianco che era composta da una minestra di dado di carne o da una brodaglia con verdure semicotte con pasta grossa, patate lesse o cicoria e formaggino.

Alle magistrali dalle suore c'era un clima oppressivo, favorito anche dai colori smorti degli ambienti. Dovevamo stare il più silenziose possibile e l'abbigliamento doveva essere il più morigerato possibile. Memorabili i discorsi ripetitivi e nauseabondi della preside e mia prof. di Italiano sulla concupiscenza, per non parlare del discorso del prof.di religione don Giacinto in terza superiore: lui pensava che alle anime, prima di essere condannate, venisse fatta una radiografia dal diavolo. Mentre parlava si percepiva il suo sadismo.

Don Bellina, nelle parti del libro che riguardano la sua vocazione e il suo sviluppo fisico, secondo me è poetico.

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Il livore della Fallaci non è segno di razionalità e le tesi esposte in "La rabbia e l'orgoglio" non sono nè contro corrente nè originali. Nemmeno lei ha il coraggio di affermare che l'occidente da tempo è caduto nel relativismo spinto e che di ciò si aproffitta l'Islam.


Ha ragione nell'affermare la maggiore evoluzione della civiltà occidentale rispetto a quella araba. Quest'ultima ha delle basi culturali ebraiche, greche e latine.

Oggi un discorso serio per un patto di convivenza con l'Islam deve partire da qui; è dannoso fingere che l'Islam sia totalmente diverso dalla nostra cultura.

Un discorso diverso vale per il terrorismo.

Qui è lecita la difesa, ma i terroristi con i loro discorsi pretestuosi sulla giustizia sociale mondiale ci ricordano la disparità delle risorse.

Se questo problema non verrà risolto il terrorismo avrà un facile alibi.

L'islam come l'occidente è ugualmente incoerente: è in crisi per la modernità (vedi il relativismo dei kamikaze facoltosi).

L'islam non ha trovato un modo civile per difendere la propria cultura.