lunedì 2 settembre 2013

Per Riccardo e Susanna i miei genitori

Ai lati del nostro cancello crescevano insieme due cipressi canadesi, li avevano piantati là prima che nascessimo.
Erano cresciuti molto, inamovibili, inseparabili e maestosi.
Con loro l’ingresso di casa appariva più importante per la loro imponenza.
Facevano una bella ombra che invadeva tutta la strada; i loro rami mossi dal vento parevano accarezzarsi, durante le tempeste si sostenevano a vicenda; erano abitati dalle tortorelle, i loro frutti erano pigne lunghe.
In primavera si riempivano di gemme verde chiaro che diventavano i nuovi rametti, le loro chiome d’estate assumevano un bel verde carico argentato, di autunno si ammantavano  di infiorescenze gialle, d’inverno qualche punta dei loro rametti si faceva marrone scuro, bruciate dal vento gelido.
Un brutto giorno di primavera si abbatté una tempesta tremenda e una folata di vento molto forte sradicò il cipresso che stava alla destra del cancello. Circa dopo un anno anche l’altro cipresso venne divelto per la stessa causa.
I due cipressi avevano le radici molto diramate in superficie ma poco cresciute in profondità: solo sostenendosi a vicenda erano riusciti a rimanere in piedi così al lungo.
Quando furono divelti i loro fusti e rami ostruirono il cancello; anche i nostri vicini accorsero per rimuoverli, eravamo tutti sconvolti e addolorati, ci mancavano molto.
Marcella conservò dei rametti e i loro tronchi furono tagliati e messi come appoggi per vasi di piante sotto il nostro abete che sta in cortile.
La cosa più importante che hanno lasciato sono i loro figli, fra i quali il più maestoso è il cipresso che svetta in cima al Rivellino, piantato dopo il terremoto dalla zia Giovannina molto piccolo d’avanti alla sua baracca(Krivaja). 
Ora nel nostro cortile ci fanno compagnia d’avanti alla cancello da un lato due cipressi a forma di alti cespugli.

Questa vicenda ci insegna a essere fiduciosi nel compagno fidato.